La categoria degli ambulanti, nonostante la crisi dei consumi, resiste a denti stretti cercando di portare a casa ogni anno un bilancio aziendale sufficiente a restare a galla; e così è stato anche per il 2015 chiuso con grande fatica.
Ci sarà ancora da soffrire fino a quando non arriverà la ripresa economica, tanto declamata, che adesso rappresenta solo uno slogan augurale.
Eppure, il settore offre spunti di riflessione con una sua nuova e diversa dinamicità che evidentemente non è più quella tradizionale; cessano, purtroppo, le aziende storiche che nella quasi totalità dei casi non si tramandano più di padre in figlio, mentre si affacciano sui mercati nuovi imprenditori di diverse etnie con la loro visione commerciale e modo di proporsi; e non c’è dubbio che culture diverse portano arricchimento ma allo stesso tempo occorre inserirle a tutto tondo nel nostro contesto distributivo mercatale.
E poi, il settore necessita di sostegno e investimenti da parte dei comuni che devono operare una riduzione dei costi, a partire dal canone di occupazione del suolo pubblico fino alle tariffe dello smaltimento rifiuti diventate veramente troppo alte.
Occorre incentivare il commercio su area pubblica perché rappresenta giornalmente un servizio per i vari quartieri, oltre ad essere un presidio positivo in un territorio noto alle cronache per gli innumerevoli episodi di microcriminalità.
E non per ultimo il tema storico dell’abusivismo commerciale verso il quale non bisogna mollare la presa, perché il commercio deve svolgersi all’insegna della concorrenza leale, di tutti.